lunedì 7 gennaio 2008

brevi storie inesistenti - Capitolo I, parte II

Afferrò la maniglia con una mano guantata, quella libera dall'impiccio della valigetta, facendosi largo tra la torma di clienti che affollava il negozio.
Signore e signorine, corpi vivi e pulsanti schiacciati e stipati come in una scatola troppo stretta, toccavano e tastavano, commentavano, provavano e scartavano, alla ricerca di un'esca appetibile tra la merce esposta.
Le osservava, distrattamente, saltando con oscena rapidità da uno sguardo all'altro, quasi volesse fotografare gli ultimi istanti di quel negozio e di quelle persone.
Erano carne morta, sebbene ancora non lo sapessero.
Nessuno si accorse della sua presenza, neanche quelle commesse che lo avevano accolto con un frettoloso ed infastidito "salve" tra cardigan e pullover, così come nessuno si accorse di quella valigetta nera poggiata accanto ad uno scaffale.
"Arrivederci" disse l'uomo con il lungo cappotto nero appena comprato e quella coppia di guanti di pelle così fuori moda.
Oltre la porta il vento tornò ad investirlo, schiaffeggiandolo ancora una volta.
Estrasse il pacchetto di marlboro, portò una bionda alle labbra e l'accese con il suo Dupont d'oro. Controllò l'orologio con l'aria di chi ha sempre tutto sotto controllo.
E si incamminò, inghiottito dalla via del centro.
Un'esplosione ruppe il brusio della folla, improvviso come le lamiere che si piegano sotto la pressione dell'onda d'urto, truce come il suono delle ossa che si spezzano, nauseante come la carne sciolta dalla deflagrazione.
“Il tempo di una sigaretta” si disse spegnendo il mozzicone mentre le urla dei feriti straziavano la strada.
“Solo il tempo di una sigaretta”.

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