lunedì 30 giugno 2008

L'allammiccu



L’allammicu

Chi è ca è l’allammicu vo’ sapiri?
Aspetta tanticchiedda ca t’u dicu.
Malincunia ti putissi diri:
ma no! ‘stu sintimentu è troppu nicu!

Aspetta, ascuta, sì…, fammi pinsari:
è comu quannu, senza cuntintizza
firriamu ‘ntunnu senza nni firmari
ca forsi nni piacissi ‘na carizza.

E n’affruntamu e nun l’addumannamu;
è comu quannu nni sintemu granni
e semu nichi nichi e unn‘u capemu
mentri ca si nni vannu tutti l’anni!

Ma tu ca ancora sì, sì tantu nicu,
putissitu na vita mai pruvari
chistu nsocch’è: chistu: l’allammicu
e sempri filicissimu campari!



Giuseppe Jannuzzo





Splendida terra, la mia...

Sole, cielo azzurro, mare, persone meravigliose.

Sicilia.

Come dimenticarti?
Sei scolpita con colpi robusti nella mia anima.


Assaggiate un pizzico della mia gente e della mia terra attraverso le parole di un grande Gianfranco Jannuzzo.

Scalderà il cuore.

domenica 22 giugno 2008

Torpore...



Ispirazione, dove sei?

Sommersa, boccheggi e cerchi spazio tra prototipi e regolamenti, illustrazioni e scadenze...
Ispirazione, dove sei?
Cazzo, intere pagine devono ancora esser scritte...e tu che fai?
Sparisci...

Grazie, ispirazione.
Messaggio ricevuto.

Scrivo meglio quando soffro.

venerdì 20 giugno 2008

Ahi, di nuovo con il culo a terra


Song lyrics | Drops Of Jupiter lyrics


Ancora una coppa, Splendore?
Su, non è poi così forte...
Avrei voglia di ballare, se solo le mie ginocchia non tremassero, due Giuda cartilaginei pronti a far perdere l'equilibrio...
Buffo, vero?
Sei meravigliosa quando sorridi.
E contagiosa.
Avrei dovuto bere un po' meno, hai ragione...ma che importa, in fondo?
No, non guiderò affatto, passeggeremo lungo il Po, in equilibrio precario forse, con solo i rumori della notte!
Lo voglio!
Ti offro il mio braccio, Splendore, sarò il tuo cavaliere.
Ammesso che riesca ad alzarmi.
Noo, non ridere! Non sei mica messa meglio, vorrò proprio ridere guardando tutto quell'alcool camminare su quei tacchi!
Dai, su...reggiti a me...non così, cadiamooo!
Mi farai morire! Signorina, sei una falsa magra! Almeno l'atterraggio è stato morbido?
Il mio stomaco ti ringrazia, bestiaccia.
Potrei mangiarti qui, adesso, se non la dovessi smettere immediatamente di ridere!
Dai, lo sai che impazzisco quando vedo quelle guance rosse, quelle fossette!
Smettila, o non riuscirò a controllarmi.
Sei in crisi, come ti fermo?
Ahhh, stupidina!La gente ci guarda come fossimo due idioti, su, rimettiamoci in piedi!
No, non fare il peso morto, sto in piedi per scommessa anche io!
Non tirare!
Ahi, di nuovo con il culo a terra.
E tu che ridi più di prima.
Sono indeciso: ti uccido o ti bacio?
Opterò per la seconda.
...sei così bella quando ridi!

martedì 17 giugno 2008

Sempre come il dito, s'intende



Finiremo così.
Questo cancro ci divora dentro, mangiandoci il cuore e le ossa.
Finiremo così, quando saremo stanchi.
Imbracceremo le armi, già l'esercito è in piazza.
Un colpo di Stato bianco, organizzato da burocrati e TV.
Anche la carta stampata s'incazza.
Adesso.
Dov'è stata finora?
Libertà di parola e diritto all'informazione.
Meravigliosi ricordi.
Venite qui, è pronto un gran bel bavaglio.
E non si fa neanche finta di camuffarlo da biscotto.
Ieri le parole non dette.
Oggi le minacce.
Ieri la chiamavano Repubblica Democratica, fondata sul lavoro e sulla famiglia.
Oggi la chiamano Repubblica Demagogica, fondata sul precariato e "Beautiful".
Io la chiamo Tirannide Democratica.
Niente memoria storica, mio caro Italiano Medio come il dito che ti stampo in viso.
Però hai una cultura da talk show incredibile, conosci a memoria tutte le canzoni di Gigi d'Alessio e non ti sei mai perso una puntata di Amici!
Si, lo so che tieni allenata la mente con i quiz televisivi, ampliando la cultura, ed impari i nomi di luoghi esotici leggendoli dalle location del calendario di turno.
E di politica vogliam parlare?Ma vaa, è una noia mortale.
Che ci pensino gli altri!
Già...che ci pensino gli altri.
Cazzo, siamo 40 milioni di adulti, ci sarà uno stronzo che scenda in piazza per difenderci?
Si, uno come il consigliere morto ammazzato ieri.
Che Dio lo abbia in gloria.
Siamo vittime di Salsicciai e Servi di Aristofanesca memoria.

Bravo, mio caro Italiano Medio.
Sempre come il dito, s'intende.

lunedì 16 giugno 2008

My Melancholy Blues



"Don't expect me, to behave perfectly
And wear that sunny smile
My guess is I'm in for a cloudy and overcast
Don't try and stop me
'Cos I'm heading for that stormy weather soon"

domenica 15 giugno 2008

La vita, il teatro e tutto il resto...



Un passo, immerso nell'ombra di un sipario che appena dischiude...
Il cuore suona in petto ritmi africani, il respiro si fa lungo come a cercar pace, le ginocchia lottano con i nervi per non tremare, quel groppo in gola non accenna a scendere.
Le voci si attenuano, solo un lieve brusio dalla platea.
Il silenzio.
Li osservi in volto uno ad uno, seduti in prima fila, nell'oscurità.
Alti, grasse, mogli, figli, mariti.
Umanità in provetta, sotto vetro.
Travestita da spettatore.
Ed Argan preme nella tua mente, sgomitando nella sua vestaglia, urlandoti "Ehy, ridammi il corpo!entro in scena io! Non mi servi!"
Abbozzi un sorriso, terrorizzato.
Silenzio attorno a te, avverti i loro respiri, l'impazienza che aleggia così fitta da poterla afferrare e stringere.
"Sbaglierai battuta, lo so" continua a ripeterti Argan "lasciami la scena!"
Fiat lux.
Solo un occhio di bue puntato in faccia, pallido cencio...non hai scelta.
Ti fissano, si aspettano qualcosa, non importa cosa.
Una risata, una lacrima, un dubbio.
Un'emozione.
I loro occhi.
Non li vedi.
Li senti addosso.
Non hai scelta, è l'ora di Argan.
Che vuoi che sia? Solo battute e tempi, giochi di parole, voce così impostata da non appartenerti più...
Ma che t'importa? E' il teatro!
Non sei uomo, persona, storia.
Sei Argan e mille altri.
Sei ogni cosa.
E niente.
Sei l'applauso.

Mi manchi, palcoscenico...

sabato 14 giugno 2008

...una cosetta o due...



"Finiscimi, puttana" sputò dalla bocca contratta insieme ad un fiotto di sangue troppo rosso e troppo nero per essere umano.
Mariko muoveva appena la lama nera della katana lungo la coscia dell'uomo, in una carezza morbida come un rasoio, strappando scintille dall'asfalto.
"Cosa cazzo pensi di fare?Paura?Puttana!Dai, affettami pure, fammi a pezzi!Ti strapperò il cuore lo stesso, troia!Vedrai, appena ficcherai il tuo naso in Re..AAARGHH!"
L'arma accarezzò il collo dell'uomo in un bacio gelido, con labbra di freddo acciao, spalancando la carne al suo passaggio.
Lo squarcio correva lungo la giugulare, schizzando la vita dell'uomo sul viso di Mariko e sui vestiti, sulla bocca.
L'odore intenso del sangue colpì i sensi della ragazza come un calcio in pieno stomaco.
Fame.
Si piegò sulle ginocchia, avvicinandosi all'orecchio dell'uomo, un sorriso crudele dipinto in viso.
"Cosa ne faccio di te, adesso?Siamo duri da ammazzare, vero?" sussurrò Mariko, leccando dalle mani dell'uomo gli zampilli cremisi sfuggiti.
"Posso squartarti a manio nude, magari smebrarti a piccoli morsi e mangiarti vivo...tanto non basta a farti crepare, vero?"
"Gwrall...troia...Humph!" dalla gola squarciarta uscirono soltanto gorgoglii e versi privi di senso.
Mariko passò un dito lungo la profonda ferita, intingendolo nel sangue, per poi poggiarlo delicato sulle sue stesse labbra.
Una sorta di macabro rossetto.
"Mmm" disse, leccandosi "devo prenderlo per un si?Non puoi morire, ma puoi soffrire, vero?Ho da insegnarti una cosetta o due a riguardo..."
Richiamò schemi e comandi all'interno della mente, obbligando il suo corpo a trascendere la stessa carne.
Gli occhi affilati si tinsero di viola mentre lo scan interno ricercava i chakra della creatura.
Il Mulhadara brillava di una luminescenza corallo all'interno dell'addome deforme, pulsando impazzito nel ripristinare le funzioni vitali compromesse dalle troppe mutilazioni.
"Eccoti, ti ho trovato" sogghignò Mariko "adesso giochiamo"
Affondò con un unico gesto le dita nell'inguine, strappando con violenza i genitali, brutale.
"Hai fame, tesorino?" disse con una vocetta imbronciata, conficcando spietata l'organo mutilato nella bocca sfondata della creatura.
"Non importa, almeno ti servirà a stare zitto. Non vorrai svegliare l'intera città, spero?"
Dalle dita di Mariko cominciò a propagarsi uno strano suono a bassa frequenza,mentre andava manifestandosi loro attorno un alone scuro e cupo, quasi una sorta di aura preclusa a qualsiasi forma di luce.
"Sai cosa è questo, vero?" domandò crudele la ragazza, leccando un fiotto di sangue appena schizzatole sulle labbra.
Gli occhi della creatura si dilatarono improvvisi, impauriti, isterici.
Tentò di urlare, ma le sue stesse membra premute nella sua bocca, soffocavano ogni fiato.
La carne cedette sotto la pressione della mano della ragazza, inondando l'aria del rumore delle cartilagini sfondate e dalle ossa spezzate, tra le urla soffocate dell'uomo.
L'alone scuro si mescolò al rosso corallo del chakra, inquinando, soffocando, assorbendo.
Stravolgendone la vera essenza, divorandone a pezzi l'anima.
Poteva avvertire il peso dello sguardo di Lilith alle sue spalle.
Era dietro di lei, lo sentiva.
E rideva compiaciuta.

giovedì 12 giugno 2008

Parole che bruciano in gola



Non avrei voluto trovarti.
Ti ho vista scendere da quel treno, nascosta appena nei tuoi occhiali da sole, così meravigliosa da tagliare il fiato.
Sapevo saresti arrivata, conosco ogni tua mossa.
In anticipo.
Non sai resistere alle tentazioni, ma belle, e questa era semplicemente troppo attraente per lasciarti indifferente.
Non cambierai mai.
E' bastato offrirti una tregua, l'idea di un "sospeso" tra noi...e non hai resistito.
Non baciavi le mie labbra da troppo tempo, le desideravi, le bramavi.
Volevi perderti ancora nei miei occhi, ritrovare te stessa smarrita nelle mie pupille, scolpita dentro l'anima.
Nadine, Nadine, mia vanitosa Nadine...
Ti ho attesa al binario, scorgendo il tuo viso attraverso il fumo della mia sigaretta, ammirandoti tagliare la folla.
Sei magnifica, ma petite.
Non una parola, non un gesto, un cenno di saluto.
Soltanto l'incontro di due sguardi.
Le tue braccia, il mio petto, i tuoi capelli...il tuo profumo.
Mi sei mancata.
Prendo la tua valigia con noncuranza, sollevandola appena, leggera, provando a scacciare il silenzio che sgomita invadente tra noi.
Senza riuscirci.
"Perchè, Lucien?" mi domandi senza voltarti, solo parole scivolate tra le labbra.
"Il perchè di cosa, ma chere?" mentre sfoggio quel sorrisetto che tanto conosci, lo stesso con il quale riuscii a strapparti l'anima.
Sospiri appena, scuotendo impercettibilmente la testa.
"Non ti sopporto, Lucien".
Non ti accorgi del mio movimento. Troppo rapido.
Le mie dita dietro il tuo collo morbido e fragile, contro la pelle della consistenza della pesca, il mio pollice sulla carotide...pronto a sfondarla.
Sono interdetto, ma chere, dimentichi sempre chi sono.
Chiudo gli occhi, riversando nei miei polmoni il tuo stesso respiro, il tuo profumo.
Lasciandoli entrare in me.
"Sei fragile, ma petite" sussuro lieve, carezzandoti le labbra con le mie.
No, non m'importa di sentire i tuoi "lasciami", pronunciati così sommessamente da non esser destianati ad altri se non me...
Non mi importa di quelle mani premute contro il mio petto, del tentativo simbolico di liberarti di me, di quelle unghie che affondano nella carne quasi volessero ancorarmi e non ferirmi...
Non lo vuoi davvero.
Da quanto non senti le mie dita scivolare sulla tua pelle, da quanto desideri il tocco del mio corpo, il mio calore, le mie labbra?
Da sempre, Nadine. Da sempre.
Il sapore della tua bocca, così anelato, mi inonda i sensi, facendomi ricordare chi sei.
Lasciati guardare, Splendore.
"Ti odio, Lucien" mi dici, baciandomi ancora "ti odio".
Sorrido appena, sei bella quando ostenti rabbia e sicurezza.
Voglio solo baciarti, sentirti, respirarti, viverti.
Non ho nulla da dire.
Solo parole che bruciano in gola.

mercoledì 11 giugno 2008

Home



Inserire le chiavi nella serratura di casa è forse uno dei gesti più naturali per un uomo...
Si ruota appena il polso, fino a sentire quel "click" così familiare, così dolcemente proprio, amico.
Un suono che preannuncia serenità, riposo da giornate stanche e difficili, l'ingresso in un mondo che appartiene a noi soltanto.
Si conosce ogni dettaglio di qull'ingresso, i suoi angoli, gli spazi occupati dalla mobilia e dagli oggetti accumulati nel tempo...li si respira al punto da non vederli neanche.
Semplicemente se ne avverte la presenza.
Non oggi.
Spazi vuoti e scatole, pochi accessori rimasti appoggiati a muri spogli, accesi solo dai quadri di mio padre e da un paio di librerie rigonfie delle mie letture, mi accolgono in quella piccola porzione di mondo che io chiamo "casa".
Eppure mi è sembrato, per un istante appena, di sentire questo silenzio rotto dal solito baccano di mio fratello, dal suono dell'olio che sfrigola in padella, venire accarezzato dal profumo del cibo in cottura...
Ho creduto di trovare mio padre intento a guardare un Tg, mia madre al telefono alle prese con gli spaghetti rigorosamente al dente...
No, nulla di tutto questo.
Gli operai hanno davvero fatto un ottimo lavoro.
Casa mia non è che un guscio, forse vi si agita solo lo spettro di mia nonna disturbata dal rumore del mio pc.
Dannata ventola, devo decidermi a cambiarti.
Non credevo di poter essere malinconico.
Saranno questi 25 anni di ricordi impressi sulle pareti, scavati e graffiati sui pavimenti...
Fine di un ciclo.
Si è grandi, ormai.
Allora è meglio che mi sbrighi, che vada ad organizzare spazi nuovi destinati a contenere il mio mondo, spazi miei soltanto...
Benvenuto, futuro.
Spero sarai splendido.

martedì 10 giugno 2008

La notte delle parentesi mannare




Buonasera, Vita mia.
Come stai? Io dannatamente bene.
Ti vivo.
Come, scusa? Ti disturba la presenza dell'avverbio "dannatamente"? Ti interroghi forse sul suo utilizzo iperbolico o letterale?
A te la scelta, mia vita.
Sorrido e sorrido, nonostante la stanchezza mi prenda a calci sul muso e qualche piccolo pensiero (questo si che è un eufemismo!) non faccia che rimbalzare nella scatola cranica quasi fosse in un campo di squash...
Buonasera, Vita mia.
Hai rotto un po' il cazzo oggi, lo sai?
Dammi una carezza e chiedi scusa.
No, non montar su quel musetto, che oggi non attacca, non funziona.
Ehy, puoi far le fusa quanto vuoi, non mi smuovi.
See, see...parla, parla.
BlaBlaBla.
Smettila, mi fai il solletico con quelle labbra.
Eddai!Fammi fare almeno un poco l'incazzato, non rovinarmi il gioco!
Dai, non ho scatti d'ira da troppo tempo, lasciami sfogare quanto basta per sbollire!
Non vuoi saperne, eh?No, non ti bacio, non se ne parla affatto.
Non lo meriti.
Cosa vuoi?Un abbraccio? E con che faccia me lo chiedi?
Bella questa, stronzetta!
No, non ti farò neppure una carezza, sono incazzato.
Non importa che te lo dica ridendo, o che ti stia facendo l'occhiolino.
No, non importa neppure che le mie mani stiano scivolando sui tuoi fianchi.
Sono incazzato nero.
Levati, non voglio sentire il tuo respiro, non bagnarmi gli angoli della bocca con la tua lingua.
Non ti darò le mie labbra.
Ed allora?adesso ti sei presa questo bacio a stampo...e allora?
Lo hai rubato, se tanto ti basta...
Non ti darò di quella passione che tu sai, non ruberò il tuo respiro alla notte per farlo mio, non ti farò perdere gli occhi nei miei.
Humph.
Ho voglia di fare l'amore, ma non te lo dico.

lunedì 9 giugno 2008

Repetita non iuvant


Song lyrics | Losing My Religion lyrics

Ho bisogno d'amore...
Parole che ho già scritto, intense ed insanguinate.
Ho bisogno d'amore, di tutte quelle parole che bruciano in gola, quelle dannate frasi che riesci solo a pensare e raccontare per mezzo di uno sguardo.
Ed allora parlo, e parlo, e straparlo, maledetta parola succedanea dei gesti!
Ma nulla serve, nulla! Neanche il troppo è abbastanza.
E Lei che fa?
Gioca, ride isterica, urla.
Si mostra, si dona, si nasconde...
Ed io, come nel gioco delle tre carte, come un idiota credulone tento di indovinare dove si nasconda la Donna di Cuori.
Ed ogni errore è una perdita, un pezzo di me che scompare chissà dove, un frammento d'anima che si sgretola, un pezzo di cuore che muore.
Ma vaffanculo.
Ho bisogno d'amore, lo grido al vento.
Ed intanto Lei respira il profumo delle talee, gettandole al primo appassimento.
Il roseto è una responsabilità troppo grande.
Che resta da dire, se non che di vita ho bisogno.
Vera, reale, concreta.
Credevo, speravo, pensavo.
Irrimediabilmente cocciuto, saccente, arrogante.
No, non ho più occhi buoni...solo le illusioni a riempirmi la mente.
Ho bisogno d'amore, l'ho capito da un pezzo.
Ma vorrei non averlo mai capito.
Non importa davvero...
Supererò ogni cosa.
Come sempre.

venerdì 6 giugno 2008

Sexed up




Lyrics | Sexed Up lyrics

Lascio un bacio sulla bocca, Illusione, sfiorandola appena...
Carezze delle labbra, figlie illegittime strappate a vite che non ci appartengono.
E non ci apparterranno mai.
Occhi Grandi, lasciami osservare il riflesso una volta ancora, solo quell'ultimo lampo sfavillare improvviso e breve...prima di partire.
La destinazione, mi domandi?
Se soltanto la conoscessi!
Lontano è il solo nome che conosco.
Lontano.