martedì 8 gennaio 2008

Brevi storie inesistenti - Capitolo I, parte III

La canna della pistola fumava ancora, così come il foro tra quelle orbite dilaniate dall'impatto col proiettile.
Il sangue macchiava ogni cosa nel raggio di tre metri, macabro sfondo di una tela realizzata con frammenti d'ossa e pezzi di cervello.
Amanda giaceva lì, su quella sedia, la testa ciondolante quasi fosse nulla più che una bambola rotta.
Cazzo. L'aveva fatto.
La presa sulla pistola si fece lenta, debole, fino a far cadere l'arma con un rumore metallico ai suoi piedi, gli occhi dilatati, vitrei, le labbra impercettibilmente nervose, tremanti.
"Cosa ho fatto" disse a se stesso "cosa ho fatto".

Si svegliò urlante, madido di sudore, un groviglio di lenzuola bagnate ed acqua di colonia stantia.
Ancora una volta quel sogno, identico ai mille altri che lo tormentavano da quando lei era partita, sei anni prima.
"Amanda"
Infinite domande lo tormentavano ogni volta che sentiva quel nome, sveglio o addormentato che fosse, e regolarmente si ritrovava come uno stupido a far da eco alla sua voce.
"Dove sarà adesso?Come starà?avrà un lavoro o cosa?magari ha trovato un uomo, si sarà sposata...?Penserà ancora a noi, a quando tutto questo schifo non ci aveva ancora quasi ammazzati?"
Avrebbe voluto estrarre il pacchetto di marlboro, portare una bionda alle labbra ed accenderla con il suo Dupont d'oro... ma aveva smesso, lo aveva promesso ad Amanda.
Lo aveva costretto, con la sua dolcezza e con i suoi tormenti, sostenendo con le più assurde tra le argomentazioni possibili che quella roba, presto o tardi, lo avrebbe ammazzato.
Gli venne in mente il suo sorriso, quello che le compariva in volto ogni volta che lui spegneva sbuffando la sigaretta appena accesa, quel viso teso ed arrabbiato che diventava improvvisamente dolce ed irresistibile.
Gli mancava, così come gli mancava ogni cosa che riguardasse lei.
Forse per questo non c'era più nulla, in quella casa, che potesse ricordare la sua esistenza.
Non una foto, un libro, un capo d'abbigliamento, un pettine.
Nulla che appartenesse a lei esisteva più. Nulla.
Lasciò cadere il volto tra le mani, lentamente, quasi a cercare un conforto che non poteva avere...
E come ogni notte si ritrovò solo, con l'unica cosa che gli restava da fare.
Piangere.

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