venerdì 16 maggio 2008

La Fame



Mariko poteva sentire le sue stesse ossa tremare sin dal midollo, propagando il gemito fino alle carni.
Per quanto provasse a dominarsi, i suoi muscoli rifiutavano di obbedire, di soffocare il movimento inconsulto che, seppur imperccettibile quanto un respiro, la soverchiava.
La Fame.
Maledetta puttana.
"Allora, bella bambina?Sicura di non volerne almeno assaggiare?" sorrise Lilith, affondando nuovamente denti aguzzi nel cuore ancora caldo.
Una sottile linea cremisi cominciò a scivolare lenta sul mento della creatura, discendendo lungo il collo nero e lucido come ossidiana, abbandonandosi su seni coperti appena da uno lieve strato di latex sottile come una seconda pelle.
Mariko osservava il sangue concentrarsi a gocce su capezzoli turgidi, invitanti, quasi fosse un neonato.
E Lilith la madre pronta a saziarla di nettare denso e dolce: una madre oscura, dannata, dai seni corrotti e gonfi d'icore.
La Fame.
Avvertiva il suo morso nelle viscere, un'eco crescente di fastidio ed oppressione, un urlo sordo che andava trasformandosi, in divenire.
Il dolore.
La fronte le scottava, imperlata di sudore nonostante la brezza invernale, mentre il silicio organico dentro di lei cominciava a divorarne i muscoli.
Per poi passare agli organi interni.
Il mondo le girò improvviso, costringendola ad accasciarsi contro la parete di mattoni alla sua destra per non cadere, mentre le forze l'abbandonavano.
Lilith sospirò, sollevandosi dal suo trono organico improvvisato.
Mise un piede davanti l'altro, con grazia felina, passo dopo passo, ancheggiando appena nella sua raggelante perfezione.
Le ginocchia di Mariko cedettero, deboli e consumate da quella stessa Fame che le stava oscurando la vista, il fiato corto, affannato, isterico.
Urlò dal dolore, e del sangue cominciò a colarle dalle orecchie, mentre i suoni giungevano ovattati, quasi i timpani avessero smesso di vibrare, perforati.
Vide un ombra, nera come il peccato, chinarsi appena su di lei
"Bella bambina capricciosa, io esisto" dissero le mille voci di donna all'unisono "ed adesso mangia, piccolina. Lo hai già fatto altre volte, non vorrai morire proprio adesso?"
Il sapore della carne cruda si fece spazio tra le sue labbra, mentre il sangue rappreso colava in piccoli grumi dentro la sua bocca, rendendola improvvisamente estasiata.
Con un gesto rapido strappo dalle mani ossidiana il cuore mutilato, prendendolo con entrambe le mani e mordendolo con una tale intensità da liberare schizzi sul muro contro il quale giaceva.
"Mangia, bella bambina" sussurrò appena in orecchie che già andavano ricostruendosi grazie al silicio organico "cresci e diventa forte per me".
Le prese la testa tra le mani, delicata e leggera come una brezza, abbandonando un bacio insanguinato sulla sua fronte.
Il tocco di Lilith l'abbandonò con la stessa grazia con la quale l'aveva incontrata.
Non un fiato, non un respiro.
Sparita.
Senza lasciare traccia.
Mariko avvertì la temperatura corporea scendere vertiginosamente, i suoni tornare nitidi, il velo che oscurava gli occhi sparire.
E le mani staccare pezzi di quel corpo macellato per infilarli ingorde nella sua bocca.
E divorarli.

Altrove, intanto, Lilith rideva.

2 commenti:

un tocco di zenzero ha detto...

L'immagine che hai reso mi ha fatto schifo. Questo significa che l'hai resa proprio bene. La tua scrittura si sente dentro. Sei proprio bravo.

Voxdei ha detto...

Non faccio un inchino per paura di dare una testata contro il monitor!
Graziegraziegrazie :-D!

Aspetta e vedrai...ciò che Mariko ha in serbo sarà ancora più allucinante...