sabato 31 maggio 2008

Cornflake girl



Un passo appena e le sue dita si trovarono ad accarezzare il vuoto.
Il vento le solleticava gli alluci sporchi d'asfalto e terra, provocandole un leggero brivido che risaliva attraverso una vestaglietta logora, macchiata qua e là dal bianco del cotone.
Capelli lunghi e neri ricadevano ribelli lungo le spalle, agitandosi contro il suo viso, quasi rifiutassero ogni forma d'ordine non dettata dal caos, mentre due piccoli seni si sollevavano lenti sotto la vestaglia, in un respiro profondo, quasi sollevato.
Un sospiro, ed il colore del cielo si spalancò improvviso tra le sue palpebre, rivelando iridi del color del ghiaccio e della neve, occhi spauriti quasi avessero paura di sciogliersi anche loro al primo raggio di sole.
La bellezza della pelle candida e liscia vinceva gli strati di sporco che la ricoprivano, oscurata appena da un rivoletto rosso che ricadeva lungo la guancia.
Era ferita e dolorante.
Qualcuno la seguiva.
L'uomo con la cicatrice.
Ma non l'avrebbe presa, non sarebbe riuscito a riportarla a casa.
Lei odiava casa, la gente era cattiva con lei: le davano sempre quelle pillole da ingoiare, quelle stesse pillole che le toglievano la forza di pensare.
Di vivere.
Allargò le braccia appena, sollevandole al cielo, illudendosi fossero ali con le quali toccare il Cielo.
Si lasciò cadere, abbracciando il vento.

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