giovedì 19 novembre 2009

Lucien -SESTA PUNTATA-

Non credevo sarebbe stato così difficile smettere di osservare da quel mirino
telescopico,ma non riesco a guardar oltre.
Non credevo avrebbe fatto così male.
Sarai su quel tuo letto rosa,tra quelle lenzuola che prima abbiamo così desiderato,avvolta
dal suo profumo e dalle sue parole ricolme di dolcezza e fiele,il tuo corpo nudo premuto
sul suo una volta ancora.
Come se non fosse accaduto nulla tra voi.
E tra noi.
Amalo ancora,con la passione che ti arde in quel seno
ammaliatore,conquista nuovamente ciò che ti era stato tolto.
Meravigliosa vendetta,non pensi?Proprio lui,un esule,un fuggiasco, striscia ancora ai tuoi
piedi.Ha bisogno di te,ti desidera,ti brama...si è forse accorto di non poter fare a meno del
tuo abbraccio,del tuo calore.
Ah,orgogliosa soddisfazione!Appaga il tuo ego con il suo seme e la sua vita,strappa il suo
orgoglio,la sua dignità.
Sarai ancora su di lui,travolta dall'amplesso,ansimante e vogliosa, o giaci abbandonata su
quelle lenzuola ormai bagnate dai vostri umori,travolta dal piacere e sfinita
dall'orgasmo?Non lo so,non riesco ad immaginarlo.
Così come non riesco ad immaginare il tuo viso.Non più,ormai.
La mia perrier è vuota,neanchè più lei può dissetare un gola riarsa,bruciata,secca.Solo la
mia Saint Laurent è ancora lì,su quel pavimento, abbandonata,l'ultima traccia di un
Lucien che non ricordo,quasi non fosse mai esistito.
Barcollo quasi,alzandomi da quella poltrona polverosa da single annoiato,la testa gira per
le ore di veglia e le membra urlano intorpidite dalle troppe ore d'immobilità mentre nella
penombra avanzo verso il bagno.Devo vomitare.
Non mi accorgo del conato fino a quando la mia testa non è dentro la tazza in ceramica,e
tra l'odore della fognatura mista ai miei succhi gastrici mi accorgo davvero quanto sono
stato stronzo.Quanto sono stronzo.
Sono a pezzi,un killer con la nausea,incapace di reggersi in piedi, abbracciato esausto ad
un cesso.
Merd.Anche senza l'intervento del mio stomaco il mio odore non è tra i migliori,come se
già non avessi sufficienti problemi.Ho bisogno di una doccia, ma non posso permettermi
un simile lusso,non posso lasciare tracce organiche come capelli o frammenti di
pelle.Sono pur sempre un professionista.Stronzo, ma professionista.
E' buio,le uniche luci ad illuminare il mio provvisorio appartamento provengono dalla
strada e dai troppi grattacieli di questa decadente e boriosa città,un luogo marcio e
corrotto,venefico al punto da contagiarmi con la sua cancrena,capace d'avvelenare i miei
sensi,la mia mente.Le mie certezze.
Asciugo la bocca davanti allo specchio appeso su di una parete piastrellata di un verde
orribile,negli occhi la luce calda e morbosa di una lampadina ad incandescenza che mi
studia insieme all'uomo allo specchio.
Non mi piace la sua espressione,il suo viso stanco e le sue rughe.Non mi piace nulla di
quel che vedo.E francamente non credo di piacere neanche a lui.
Il messaggio è chiaro.
Chiudo gli occhi e rilasso il corpo,scarico la tensione.
Respiro.
Eravamo rimasti,ma cher?
Torno da te,lasciami solo il tempo di mettermi comodo.
E prendere la mira.
Mmh,sei ancora a casa,sola però.Peccato.
Nulla di personale,figurati.
Hai l'espressione sognante,mentre guardi le stelle dietro il vetro della tua finestra...quella
di una ragazzina innamorata.Ma petite!
I tuoi occhi sono stanchi,le tue labbra arrossate,solo la vestaglietta bianca ricopre il tuo
corpo,probabilmente hai ancora il suo profumo addosso.
Non guardare il cielo,guarda me.Così.
Sento il grilletto farsi morbido,perdere la sua resistenza,il rumore del proiettile attutito dal
silenziatore mentre il vento che penetra dalla finestra mi sputa in faccia l'odore della
polvere da sparo.
Il tuo respiro si blocca improvviso,gli occhi spalancati ricolmi di sorpresa e quella
vestaglia,prima immagine del nostro desiderio,bianca e pura come un amore che fiorisce,
è madida del tuo sangue rosso e dolce.
Proprio all'altezza del cuore.
Non hai il tempo di pronuciare una parola di scusa,non te ne ho lasciato.E' meglio
così,potresti mancarmi.
Ed allora perchè mi guardi in questo modo?
Una lacrima,intanto,scivola rossa sulla guancia schizzata dal tuo corpo ferito.
Perdonami,ma cher,ho spaccato il tuo cuore come tu hai fatto col mio.
E' un attimo soltanto, il dolore passerà subito.
Ti avevo detto di non aver paura.
Nulla di personale,ma belle,ma le travaille est le travaille,ricordi?Ed allora perchè non ci
credo?
Non odiarmi,anche io,a mio modo,ti ho amata.
Forse più di quanto credi,forse più di quanto chiunque avrebbe potuto.Forse più di quanto
abbia amato Nadine.
Si,il suo nome era Nadine,in ultimo l'hai scoperto.
Ma non ha più importanza adesso.
Dormi,ma cher,nessuno più ti disturberà,nessuno più ti ferirà.Neanche io.
Dormi,ma cher,dormi,mezzanotte è passata.Ormai.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie per la sesta puntata! :-) Ancora una volta molto gradita.

Juliet ha detto...

.........lucien ti tormenta l'anima ?

Voxdei ha detto...

Ciao Juliet,mi sono liberato di Lucien da molto tempo...in passato non riuscivo a sostenerne lo sguardo, mi piegava, frantumava la mia volontà. Un tempo avrei voluto esser come lui.
Oggi mi fa pena. E' solo, perversamente e schifosamente solo, archetipo dell'insoddisfatta decadenza di un mondo inessuto tra le trame di una ragnatela...morbosamente appiccicoso e fragile.
Povero Lucien...