martedì 14 novembre 2017

Quella cosetta pelle e ossa

"Ohhhh OHHhh Ohhhh AHHHHHHhhhhh..."
Tumph.
Il seno gli cadde addosso, così come il resto delle ossicina fragili attaccate.
Ed era bello.
I capelli gli finirono in faccia, costringendo il naso ad arriciarsi e la bocca a sputacchiare impastata.
Ed era bello anche questo.
Le labbra gli si aprirono in un sorriso, tra un respiro affannato ed un altro cardiopatico, mentre lei gli scivolava accanto con la stessa grazia di un bradipo anestetizzato.
Ed era, per quanto strano, ancor più bello.
Allungò la mano, tremante dal piacere, verso la sua pelle sudata, sfiorandole appena le guance.
"Non mi toccare!" urlò, risucchiando dal naso l'ultima sillaba.
"Ma che cazz...?"
Ritirò la mano come se un coccodrillo fosse in procinto di morderla.
"Stai bene, Sirah?"
"Shhhhhh" sibilò
"Eh?"
"Shh shh shh" urlò soffiando o soffiò urlando. Non che ci stesse capendo molto, o che cogliesse la differenza.
"Oookkk"
Si girò sul fianco, ammirando il suo seno salire e scendere come la marea sul suo ventre, rimbecillito dalla bellezza dei suoi occhi chiusi.
Sorrise ancora, e se solo avesse avuto uno specchio davanti avrebbe visto l'espressione di un cammello nella stagione degli amori.
Con tutte le forze che gli restavano si protese in avanti, con il ventre che ancora pulsava, per posarle un bacio dal sapore che mai aveva avuto in bocca.
Ne sentì il calore, la vicinanza, il contatto, il fiato caldo che soffiava.
E quasi sentì il Big Bang esplodergli nel cuore.
"Non mi toccare! Non mi toccare" urlò ancora, colpendolo con un pugno che gli fece comprendere la vera natura del Big Bang.
"Ma che cazzo ti prende?" disse, portandosi le mani al viso.
Nessuna risposta giunse da quel corpo schiacciato dalla forza di gravità, se non dei "mmm" e "shh" e "fff fff" uniti ad un respiro tra il coma e la morte apparente.
Restò immobile per un istante, inarcò le sopracciglia, si grattò la testa e poi una chiappa, producendo dei sonori sgrat sgrat.
Si abbandonò sulla schiena, smuovendo l'aria nella stanza cacciandola nei propri polmoni.
Per la prima volta nella storia, un uomo avrebbe voluto fare le coccole ed una donna le rifiutava.
Wow, roba da guiness.
Oppure il mondo stava proprio cambiando.
E pensava a cosa avesse fatto di strano, di sbagliato, se non le fosse piaciuto o se, addirittura, l'avesse fatta addormentare.
Addormentare... occazzo.
La guardò con la coda dell'occhio, pronto a far finta di niente nel caso in cui fosse già più addormentata di Biancaneve dopo una scorpacciata di mele stregate.
E si vide su di un monte tibetano, con il culo al freddo, pelato, fare il bonzo perchè con le donne, forse, sarebbe stato meglio lasciar perdere. Coltivò riso e patate, imparò la cerimonia del tè e praticò il kung fu, fermandosi solo in tarda età per via della sciatica aggravata dall'umidità tibeana. Si vide vecchio, con la barba lunga, a contemplare l'infinito.
Osservava il sè pelato fumare dal cranio per la condensa volatile, quando qualcosa lo riportò alla realtà.
Era un tocco, una sensazione di calore, la pelle umida.
Un brivido gli corse lungo la schiena, una testolina chiomata si fece spazio sull'incavo tra braccio e torso, una mano salì a cercargli il petto, una gamba si accavallò alle sue ed un corpo morbido gli aderì come cera liquida.
Il fiatò gli morì in gola, incapace di altre azioni se non temporeggiargli dentro i polmoni.
E sentì quel cazzo di Big Bang esplodergli in petto, mandandogli botte di ossitocina che, lo sapeva, cazzo se lo sapeva, lo avrebbero legato anima e corpo a quella cosetta pelle e ossa rannicchiata su di lui.
"Xander..."
"Si?" rispose lui.
"Ti amo"
E lui non capì più nulla. Anzi, capì di non aver mai capito nulla, fino ad allora.
"Ti amo anche io" fu tutto ciò che riuscì a dire.



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