lunedì 13 novembre 2017

Icaro

Era un gioco di linee punti diffusi sul foglio bianco.
Sintesi, diceva.
Eppure.
Ancora qualcosa non tornava, a partire dall'equazione. Figurarsi il risultato.
Avrebbe voluto capire, ma non gli riusciva.
Non gli restava altro che imparare, conoscere, avere fede. Nel momento in cui aveva bisogno di forza, tutto doveva semplicemente aprire le mani e smettere di credere di essere in controllo.
Non lo era, forse non lo era mai stato.
Chissà in quale linea temporale, sospeso in quale spazio e dimensione avrebbe trovato pace.
No, proprio non riusciva a capire.
La musa davanti agli occhi appariva imperscrutabile, rivelata dal velo che aveva sempre tenuto davanti agli occhi, apparendo aliena.
Eppure l'amava, l'amava senza condizione. E con il cuore sanguinante.
Ed allora l'arte della pazienza era tutto ciò che gli restava, l'esercizio della fiducia la strategia.
Avrebbe sorriso se solo le Furie non fossero state così bastarde.
E' una ruota che gira.
Già.
"Chissà cosa accadrà domani" si disse abbandonando la testa sullo schienale del divano.
Cercò l'acqua, lievemente frizzante, per distrarsi con il freddo e le bollicine. Avrebbe voluto disperdersi nell'aria insieme al frizzare dell'acqua, diventando nulla e tutto, smettendo di domandare e cercare risposte che non sarebbero mai arrivate.

Sarebbe morto per un suo sorriso, una carezza, un'attenzione.Nulla poteva saziarlo: l'idea che aveva di amore andava ben oltre la condivisione della vita, andava oltre il corpo e la mente, dipingeva l'anima e la fondeva e la ricreava. L'amore era la ragione ed il senso, la forza e la determinazione, il fine e la partenza, battaglia infinita e eterna conquista. L'amore era ciò per cui sarebbe morto e risorto mille volte e mille altre volte ancora, seppur solo per abbandonarle un bacio sulle labbra. Era l'amore romantico dello stilnovo e l'androgino platonico

« Dunque al desiderio e alla ricerca dell'intero si dà nome amore »
Platone, Simposio

Intierezza, esser uno. Ma non trovava parole per spiegarlo, quasi il mondo gli avesse frantumato la mascella, strappato la lingua e sfilacciate le corde vocali. Muto e incapace di urlare, il cuore in fiamme e le viscere bruciate, non gli restavano che le ali.

Le mise sulle braccia, fatte di piume, legno e cera.
Pronto a spiccare il volo. Avrebbe volato e raggiunto il sole, avrebbe pagato il prezzo.
Avrebbe amato.






Nessun commento: