venerdì 11 luglio 2008

Sono ancora qui



Riuscì solo ad urlare, con tutto il fiato che aveva in gola, disperato.
Senza emettere un suono.
Il suo corpo sedeva disteso su di una poltrona a qualche decina di metri più in alto, in quello stesso appartamento dalla finestra infranta dall'impatto con la donna, a macchiare la moquette e la tappezzeria di sangue e materia cerebrale,l'espressione in viso di chi si è giocato il tutto per tutto alla roulette russa. Perdendo.
Aprì gli occhi di scatto, come al risveglio forzato da un incubo che morde l'anima, bombardato da immagini sfocate di passanti che fissavano ed indicavano.
Una donna piangeva, sporca di sangue sul viso e sui vestiti, scoordinatamente seduta sull'asfalto, quasi avesse abbandonato l'idea di sollevarsi da terra. Un'altra ancora urlava e si dimenava come impazzita, in evidente stato di shock, mentre uomini con indosso i simboli della croce rossa si facevano strada tra la folla accalcata e mormorante.
Lei giaceva sul marciapiede, le ossa spezzate come una marionetta nelle mani di un bambino, il cranio dilaniato da una profonda ferita, gli occhi spalancati e vacui...
Respirava ancora.
A fatica, flebile, ma respirava ancora quando il medico le aprì la gola con un gesto rapido del bisturi, per intubarla.
Era viva.
Al contrario di Lui, ma questo era esattamente ciò che voleva.
Quella puttana avrebbe pagato, pensava tra sè, assaporando nell'aria il terrore e l'odore della morte, respirando a pieni polmoni quelle emanzazioni negative propagate dalla folla accalcata attorno a quel corpo orribilmente ferito.
Pregustava il potere di quelle senzazioni riempire il suo spirito, inondandolo con colpi simili a pugnalate, così cariche di forza ed energia...
Immaginava gli anni di fottuto terrore che le avrebbe offerto in dono, restandole affianco giorno e notte, senza tregua, mostrandosi ai suoi occhi soltanto, accarezzandola nella notte con brividi gelati e sussurri evanescenti...
Che splendido pegno d'amore, un dono così grande da andare persino oltre la morte!
L'uomo si avvicinò a Lei, attraversando indisturbato la folla, etereo, fino a sedersi ai piedi della lettiga sulla quale, delicatamente, i paramedici stavano adagiando quel corpo spezzato.
"Amore mio, sono ancora qui" disse sogghignando, il viso aperto in un sorriso ustionato crudele e deforme "e non ti abbandonerò mai".

1 commento:

un tocco di zenzero ha detto...

è scritto meravigliosamente...come sempre...