lunedì 11 aprile 2016

Shit happens

Quante cose sono cambiate dal mio ultimo post.
Tante, troppe.
Alcune per il bene, una in particolare per il peggio.
Oh, diamine. Decisamente per il peggio.
Percorro la mia strada senza la presenza che, da sempre, mi dava forza e coraggio: mio padre.
Non mi ha abbandonato, no, non lo avrebbe mai fatto. E' semplicemente andato a preparare quel posto nel quale tutti i giusti andranno.
Almeno così mi racconto. Almeno così credo.
Non mi interrogo troppo sulla fede, preferisco abbandonarmi ad una cartesiana fiducia.
Intanto proseguo, le dita continuano a battere sui tasti, scrivo ancora.
Non romanzi, non sceneggiature.
Scrivo esperienze che altri traducono in stringhe di codice e immagini. Una sorta di regista di 'sto gran cazzo.
E allora che ci faccio ancora qui su questo blog, così anonimo ma fottutamente personale, a scrivere minchiate senza neppure una chiara direzione?
Non lo so, forse è solo dannatamente terapeutico.
Non ho più la mia penna, non mi esprimo più come un tempo, forse per via dell'incidente. Avrò perso dei pezzi, mi dico spesso, qualche neurone deve essere rimasto attaccato in quel SUV tra il New Jersey e la Pennysilvania.
Cazzo, ho perso un sacco di pezzi.
Non ho più la musa, questo è certo. La mia musa è sparita, volubile e infantile.
La musa è una puttana che non inseguo.
Lascio il mondo scivolare, e di arte e poesia forse frega più poco: l'amore romantico, l'amor cortese, la poesia di attimi dannati, alla fine, è una gran cazzata.
Si, Lucien, anche tu non hai capito un cazzo.
E adesso?
Cazzo ne so, domani è un altro giorno.

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